Sedere a forma di cuore nel post-parto

Heart Bottom Syndrome nel post-parto

Hai mai sentito parlare della Heart Bottom Syndrome? In italiano potremmo tradurla come la sindrome del sedere a forma di cuore.

La forma del nostro didietro è data da diversi fattori alcuni che non possiamo cambiare, come la forma delle ossa, e alcuni che possiamo modificare come i muscoli glutei, in particolare il grande gluteo. Se hai voglia di scoprire di più sui glutei e la loro funzione leggi questo articolo.

Che cos’è la Heart Bottom Syndrome?

Il chinesiologo Paul Check nei sui anni di attività si è imbattuto in numerosi pazienti, soprattutto donne, che presentavano delle caratteristiche fisiche molto simili: un addome disteso, grande gluteo poco sviluppato e medio gluteo prominente. Non avendo trovato in letteratura la descrizione di questa conformazione fisica l’ha definita Heart Bottom Syndrome perché si può disegnare attorno ai glutei un cuore immaginario, con la punta rivolta verso il basso.

Ma andiamo a vedere come queste caratteristiche fisiche differiscono da una condizione che potremmo definire ottimale. Normalmente sia la parete addominale che il grande gluteo sono caratterizzati da una certa tonicità e attorno ai glutei si può disegnare un cuore al contrario, con la punta rivolta verso l’alto.

L’importanza della parete addominale e dei glutei

La parete addominale e i muscoli glutei fanno parte di un insieme di strutture che costituiscono il cosiddetto core, e no con core non si intendono solo gli addominali. Prendiamo in considerazione la zona addominale nella sua interezza: la possiamo paragonare ad un cilindro in cui le pareti sono formate in alto dal muscolo diaframma, in basso dai muscoli del pavimento pelvico, posteriormente dalla colonna vertebrale e dai muscoli erettori della colonna (quelli che ci permettono di stare dritti in piedi sostenendo la gravità), lateralmente e anteriormente dai muscoli addominali, il tutto circondato dalla fascia.

Rispetto ad altre parti del corpo, come ad esempio la gabbia toracica, avrai notato che l’addome è formato principalmente da muscoli. Il nostro cilindro non è vuoto, contiene diversi organi: stomaco, intestino, fegato, reni etc., e le sue pareti offrono un supporto strutturale al loro posizionamento. Per poter dare un supporto strutturale adeguato a mantenere gli organi nella loro posizione i muscoli devono essere tonici.

Durante le attività della nostra vita ci troviamo ad aumentare la pressione intra-addominale quotidianamente: pensa, ad esempio, a quando fai gli stacchi (tutti i tipi di stacchi) o a quando sollevi le borse della spesa o ancora a quando starnutisci. Ma anche prima di muovere un arto, superiore o inferiore che sia, si assiste ad un transitorio aumento della pressione intra-addominale. Questo aumento è dato dall’attivazione dei muscoli che costituiscono il cilindro e in particolare dalla fascia e dai muscoli più interni (trasverso dell’addome e obliqui) che formano il cosiddetto cerchio (hoop).

Se il cilindro è solido, gli organi viscerali sono spinti verso il diaframma in alto e verso il pavimento pelvico in basso. Diaframma e pavimento pelvico, in una situazione ideale, sono pronti ad accogliere la maggiore pressione su di loro esercitata dai visceri e in risposta si contraggono. La loro co-contrazione crea una resistenza che ha un effetto benefico sulla colonna con una decompressione a livello delle articolazioni tra i dischi intervertebrali.

Ma il grande gluteo, ti chiederai, cosa c’entra?


Il muscolo grande gluteo origina posteriormente dalle ossa del bacino, del sacro e del coccige, le strutture sono viste partendo dall’alto e spostandoci verso il basso. L’attacco del grande gluteo al coccige vede che alcune fibre di questo muscolo, che è il più grande del corpo, si sovrappongono parzialmente a quelle del pavimento pelvico. Ci sono studi in cui si è visto che l’attivazione dei muscoli del pavimento pelvico comporta un’attivazione sincrona del grande gluteo.

Cosa succede se la parete addominale non interviene?

Aggiungiamo ancora un paio di concetti sulla stabilità e sull’anatomia. Quando si parla di stabilità si fa una distinzione tra form closure e force closure. La prima è la stabilità strutturale data dalle articolazioni, la seconda è la stabilità fornita dai muscoli.

La colonna vertebrale è connessa alle gambe tramite le ossa del bacino, che si articolano con l’osso sacro e il femore. Tenendo il femore e la colonna vertebrale fermi, il bacino può muoversi in antiversione – anteriormente le creste iliache vanno verso il basso e, posteriormente, il sacro e il coccige salgono verso l’alto -; e in restroversione – le creste iliache si muovono verso l’alto e il sacro-coccige scendono verso terra -. Antiversione e retroversione sono movimenti che avvengono grazie a un lavoro sinergico di muscoli posti anteriormente e posteriormente. La retroversione del bacino è fatta dai muscoli addominali davanti e dai femorali e dal grande gluteo dietro.

Nella Heart Bottom Syndrome la stabilità ossea, la form closure, non è intaccata, mentre la stabilità muscolare sì, dal momento che i muscoli addominali sono disfunzionali. Se la parete addominale, che, ricordiamo, costituisce la porzione anteriore e laterale del nostro cilindro, non è tonica, non riesce a contribuire sufficientemente alla stabilizzazione e quindi non sostiene nemmeno a riposo gli organi interni, che si spostano verso il basso, e la porzione lombare della colonna vertebrale. A maggior ragione quando aumenta la pressione intra-addominale, la parete anteriore non è in grado di comprimere i visceri in maniera appropriata, questi, quindi pesano sul pavimento pelvico.

Come abbiamo visto il pavimento pelvico è in grado di reggere la pressione che viene esercitata su di lui dagli organi interni andando a contrarsi. Nella Heart Bottom Syndrome la pressione, però, è troppa e quindi all’inizio il pavimento pelvico rimane sempre contratto in una situazione di ipertonia per poi passare alla lassità. Il grande gluteo, nella sua parte inferiore, quella attaccata al coccige, è di conseguenza sempre attivo. Questa attivazione non ottimale del grande gluteo porta all’atrofia delle fibre superiori e quindi per la retroversione del bacino gli unici muscoli ancora in gioco sono i femorali, che devono sopperire al lavoro che non fanno gli addominali e il grande gluteo. Una delle tante manifestazioni fisiche della Heart Bottom Syndrome è proprio quella di avere i muscoli femorali perennemente contratti.

Heart Bottom Syndrome e post parto

Durante la gravidanza il corpo si trasforma per far posto al bambino che cresce. La pancia si distende con una fisiologica apertura anteriore della parete addominale, la diastasi dei retti dell’addome. Gli organi interni si riposizionano.

Il pavimento pelvico durante la gravidanza e il parto è fortemente sollecitato. Nelle prime 6-8 settimane post-parto il corpo cerca di ritornare alla sua conformazione pre-gravidanza. Gli organi ritornano al loro posto, la diastasi addominale inizia il suo processo di chiusura. Può capitare, però, che il pavimento pelvico e la parete addominale non abbiano più una tonicità sufficiente e quindi si rischia di sviluppare la Heart Bottom Syndrome.

Cosa fare quindi?

Abbiamo dedicato un articolo all’allenamento nel post-parto. Rispettando il proprio corpo e i tempi dettati dalla fisiologia se ci si ritrova nella condizione di soffrire di Heart Bottom Syndrome si può intervenire con un allenamento che ci permetta di ripristinare la funzionalità della parete addominale, di rinforzo e rilassamento del pavimento pelvico e di allenamento dei glutei, in particolare del grande gluteo.

Bibliografia

Paul Chek https://youtu.be/xwD_9nog-vw

Arendt, E. A. (2007). Core strengthening. In Instructional course lectures (Vol. 56, pp. 379–384). https://doi.org/10.1053/j.apmr.2003.12.005

Fredericson, M., & Moore, T. (2005). Muscular balance, core stability, and injury prevention for middle- and long-distance runners. In Physical Medicine and Rehabilitation Clinics of North America (Vol. 16, Issue 3, pp. 669–689). https://doi.org/10.1016/j.pmr.2005.03.001

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Soljanik, I., Janssen, U., May, F., Fritsch, H., Stief, C. G., Weissenbacher, E. R., Friese, K., & Lienemann, A. (2012). Functional interactions between the fossa ischioanalis, levator ani and gluteus maximus muscles of the female pelvic floor: A prospective study in nulliparous women. Archives of Gynecology and Obstetrics, 286(4), 931–938. https://doi.org/10.1007/s00404-012-2377-4