Salute mentale e l'allenamento

Mens sana in corpore sano: non solo un modo di dire

Nuove scoperte scientifiche dimostrano che l’esercizio fisico migliora le capacità cognitive. A quanto pare, questo è dovuto alla stimolazione di alcune sostanze prodotte dal cervello. Una mente sana viene davvero da un corpo sano!

Gli studi

Per avere un cervello più agile, fare esercizio fisico dà una marcia in più.

Due nuovi studi scientifici hanno infatti osservato che l’attività fisica cambia la nostra mente. Uno studio, effettuato su migliaia di persone nel corso degli anni, ha osservato che l’esercizio fisico regolare porta a un pensiero molto più acuto. L’altro, invece, aiuta a spiegare perché l’esercizio fisico fa bene al cervello. I ricercatori hanno scoperto che gli allenamenti, meglio  se intensi, hanno quintuplicato la produzione di una sostanza essenziale per la salute del cervello.

Ad oggi, questi studi costituiscono la prova più solida che l’esercizio fisico regolare può migliorare la cognizione.

Questi studi rafforzano l’idea che “in assoluto l’esercizio fisico è una delle cose migliori che si possano fare” per il cervello (secondo le dichiarazioni di Matthieu Boisgontier, professore associato dell’Università di Ottawa, che ha supervisionato uno degli studi).

Cosa si sapeva già

È da parecchi decenni che si conosce una piccola molecola, chiamata “fattore neurotrofico di derivazione cerebrale” (BDNF), che favorisce la creazione e la maturazione di nuove cellule cerebrali e sinapsi. In pratica, stimola il rinnovamento del cervello.

Diversi studi passati, condotti sulle persone, hanno verificato che l’esercizio fisico aumenta anche i livelli di BDNF nel sangue, e quindi indirettamente nel cervello. Numerose ricerche effettuate su gruppi di persone molto ampi, inoltre, avevano già collegato una maggiore attività fisica a una migliore memoria e capacità di pensiero – e pure a un minor rischio di malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer.

Tuttavia, è sempre difficile trovare cause ed effetti nel corpo umano, per via della sua incredibile complessità (altrimenti detto, non basta togliere una rondella per volta come faremmo con una macchina, ma bisogna considerare una miriade di fattori tutti assieme). Per nostra fortuna, però, dati e metodi matematici sono sempre più avanzati e ci aiutano notevolmente! Le recenti ricerche scientifiche, usando tecniche di analisi all’avanguardia, hanno fatto luce sulla vicenda.

Cosa è stato scoperto

Nel primo studio, condotto su due enormi database di informazioni sanitarie, i ricercatori hanno incrociato i dati genetici di quasi 350.000 persone di tutte le età, insieme a misure dell’attività fisica e a punteggi cognitivi. Hanno scoperto che chi faceva esercizio moderato, paragonabile almeno al jogging, otteneva punteggi migliori nei test di ragionamento. A quanto pare, l’esercizio fisico è fortemente correlato a menti più acute (in media).

Questo studio, estremamente ampio e solido, ha però una natura statistica: dice “A e B sono connesse in qualche maniera”. Non ci dice, però, le cause. A questo ha pensato il secondo studio.

Nel secondo, infatti, è stato svolto un esperimento (piccolino, ma molto accurato). Dodici persone giovani e sane hanno pedalato su una cyclette alternando ritmi tranquilli e intensi. Prima, durante e dopo ogni sessione, i ricercatori hanno monitorato il BDNF nel sangue delle persone, e anche i livelli di acido lattico (lo conoscete bene, è quella sostanza che si accumula durante attività fisiche intense e serve da “carburante” in più per i muscoli). Durante l’attività blanda, i livelli di lattato sono aumentati leggermente dopo circa 30 minuti, così come le quantità di BDNF. Ma durante e dopo i sei minuti di pedalata dura e veloce, il lattato è salito alle stelle, così come il BDNF. 

Questi risultati suggeriscono quindi che l’esercizio fisico ha un effetto diretto sulla produzione di BDNF – e quindi fa bene al cervello. Inoltre, esercitarsi più a lungo, o soprattutto più intensamente, può massimizzare i benefici.

Accoppiando questi due studi, quindi, si è iniziato a chiudere il cerchio tra attività fisica e capacità cognitive, che si vanno ad aggiungere a tutti i benefici noti sulla riduzione dello stress e sulla capacità di attenzione già associati allo sport.

Mens sana in corpore sano

Pare sempre più evidente che l’amico BDNF porta benefici al cervello, e che l’attività fisica, specialmente se constante e leggermente intensa, stimola la produzione di questa sostanza.

Chiaramente rimangono molte domande, tra cui quanto a lungo il BDNF rimane elevato dopo l’esercizio fisico, quali sono i tipi e le quantità di esercizio ideali per aumentare il BDNF e se gli effetti sono gli stessi negli uomini e nelle donne più anziani o meno sani. Ci sono diversi studi in programma che, in futuro, faranno luce su questi aspetti ancora poco conosciuti. 

In pratica, non sappiamo ancora qual è la “ricetta perfetta”, né se questa potrà essere applicata a tutti e tutte in maniera uguale. Inoltre, siamo d’accordo che non basti fare sport per diventare pensatori provetti, ma bisogna integrare con studio ed “esercizi per i cervello”. Tuttavia, è ormai chiaro che l’esercizio fisico, veloce o lento ma sistematico, dovrebbe proteggere in modo affidabile la nostra capacità di pensare.

Bibliografia

[1] James, Sarah-Naomi, et al. “Timing of physical activity across adulthood on later-life cognition: 30 years follow-up in the 1946 British birth cohort.” Journal of Neurology, Neurosurgery & Psychiatry (2023).

[2] Ciria, Luis F., et al. “An umbrella review of randomized control trials on the effects of physical exercise on cognition.” Nature Human Behaviour (2023): 1-14.

[3] Cheval, Boris, et al. “Genetic insights into the causal relationship between physical activity and cognitive functioning.” Scientific Reports 13.1 (2023): 5310.

[4] Cheval, Boris, et al. “Genetic insights into the causal relationship between physical activity and cognitive functioning.” Scientific Reports 13.1 (2023): 5310.