Come e quanto ingrassiamo e dimagriamo

Perché ingrassiamo e perché non è facile dimagrire

…e, aggiungerei, perché bisognerebbe essere estremamente scettici nei confronti delle diete “senza”, quelle che tolgono questo o quell’alimento.

Introduzione

Questo articolo esamina i processi biochimici che causano l’accumulo di grasso. Considera solamente i processi normali, quelli che accadono un po’ a tutte le persone sane che non soffrono di patologie, disfunzioni o alterazioni genetiche. Non si impegola in disquisizioni su “perché l’evoluzione ha portato ai meccanismi descritti”, perché il dibattito va ancora avanti. Ci si limiterà (per modo di dire: roba di cui parlare ce n’è!) a spiegare come l’accumulo di grasso sia dovuto a un concerto di processi metabolici, e perché è così tanto influenzato dallo stile di vita. Quello che è scritto qui si basa sulle più recenti evidenze scientifiche. Il corpo, però, è un sistema complesso in continua scoperta. In futuro, quindi, potranno esserci aggiornamenti (ma non giganteschi stravolgimenti!).

Entriamo nel vivo

Ora che il pippone iniziale di disclaimer è finito, tuffiamoci nel cuore della questione. L’attore principale è la gestione cellulare dell’energia, il suo consumo e il suo accumulo.

Le cellule che compongono il nostro corpo hanno bisogno di energia per funzionare. L’”unità” di energia per le cellule, ossia la molecolina che viene “bruciata” per permettere lo svolgimento di tutte le altre attività, è l’ATP – adenosin-tri-fosfato. L’ATP è, in soldoni, il risultato di una serie di reazioni metaboliche (ossia, che coinvolgono la produzione di energia delle cellule) che convertono altre molecole in ATP. Le “altre molecole” sono i carboidrati e i grassi (o meglio, i lipidi) e, in casi di estremo bisogno, le proteine. 

Usando un’immagine ovviamente un po’ semplificata, carboidrati e grassi sono come il combustibile che si mette nel camino. I carboidrati sono tipo i legnetti, i giornali e la diavolina, che bruciano subito, ma si esauriscono in fretta; i grassi sono come i ciocchi di legno, che ci mettono un po’ ma contengono molta energia. L’ATP corrisponde grossomodo al calore generato, che può essere usato per compiere lavoro. In questa metafora, le proteine sono le sedie: le bruci proprio se non puoi farne a meno.

In linea di massima, ingerendo cibo si ingeriscono scorte di energia; svolgendo attività (anche solo “vivere”, ma soprattutto esercitando cervello e muscoli) si consumano le scorte, si produce energia e la si spende per compiere lavoro. Il bilancio energetico tra ciò che entra e ciò che esce determina l’accumulo o l’utilizzo di scorte di “energia potenziale”, ossia di grasso immagazzinato e pronto ad essere usato in caso di necessità (un po’ come lo stoccaggio di legna per l’inverno). L’accumulo di grasso corporeo dipende quindi da entrambe le fonti energetiche, sia i carboidrati che i lipidi.

Il ciclo del glucosio

La “fame”, ossia lo stimolo a mangiare, è regolato da segnali chimici – sì, pure quella! Questi segnali sono principalmente regolati dall’insulina, un ormone che riporta all’ipotalamo (una zona del cervello) se i livelli di glucosio nel sangue sono nella norma o troppo bassi – in questo caso scatta il segnale di fame. L’insulina dipende dal glucosio perché è la fonte energetica più immediata e “trasportabile” del corpo, e deriva dalla digestione dei carboidrati. 

I livelli di insulina e le reazioni del cervello (semplificando un pochino) regolano l’ingestione e lo “stoccaggio” dei carboidrati. 

Se si ingeriscono più carboidrati di quanto si ha bisogno, i processi metabolici deputati alla loro degradazione (ossia, trasformazione in ATP e altri composti) finiranno per trasformali in acidi grassi. Così i carboidrati, che contengono energia spiccia ma poco concentrata, vengono convertiti in acidi grassi, grossi immagazzinatori di energia. Un po’ come il pellet prodotto dai trucioli di legno. Gli acidi grassi accumulati formano il grasso corporeo.

In questo caso, quindi, si ha un accumulo di grasso indiretto, mediato da una conversione.

I lipidi

I lipidi sono già dei grassi, e vengono normalmente accumulati in modo diretto. Esiste un controllo anche per quelli: il tessuto adiposo (grasso) può produrre un segnale, la proteina leptina, che avverte il cervello di un accumulo eccessivo. Se questa non viene prodotta in maniera adeguata, oppure il cervello sviluppa una sorta di “resistenza” ai segnali della leptina, si rischia di non avvertire l’impulso di smettere di mangiare, accumulando sempre di più. Si sospetta che molte forme di obesità siano dovute a un malfunzionamento di questi recettori.

Consumare i grassi

Abbiamo visto che sia i carboidrati che i lipidi concorrono all’accumulo di grasso corporeo – e che, di conseguenza, è perfettamente inutile seguire una dieta che elimini l’una o l’altra cosa! Addirittura, i cibi molto processati, contenenti sia grassi che carboidrati che altro, sembrano aumentare il rischio di obesità, forse perché forniscono “cocktail” di nutrienti e forse perché interferiscono con alcuni segnali di regolazione chimica. 

E per bruciare il grasso? Dobbiamo far sì che essi vengano impiegati come fonte di energia e degradati.

In generale, quando sia carboidrati che grassi sono disponibili, l’organismo usa per primi i carboidrati. Quando i livelli di glucosio scendono, il corpo inizia a bruciare i lipidi (e a segnalare la fame!). Il risultato, è una produzione enorme di ATP per ogni molecola di grasso, che è un deposito efficientissimo!

Purtroppo, però, questo significa anche che bisognerà sgambettare un bel po’, perché ogni molecola di grasso bruciata libera un sacco di energia, e quindi non ne viene richiesta di più. Per questo dimagrire davvero (ossia: bruciare grasso, non consumare acqua come fanno alcuni “beveroni”…) richiede parecchia pazienza e costanza.

Conclusione

Abbiamo quindi visto come il grasso viene immagazzinato e bruciato. Quanto grasso viene immagazzinato, però, dipende molto dalla genetica e dal metabolismo di ognuna di noi – come anche quanto se ne brucia o se ne scarta. Persone diverse avranno quindi una propensione maggiore o minore ad ingrassare: ognuno ha il proprio corpo e non è verosimile aspettarsi di essere tutte uguali nella prova costume. Piuttosto, il sovrappeso andrebbe tenuto sotto controllo per ragioni primariamente di salute, dato che il grasso in eccesso aumenta lo stress a ossa e legamenti, aumenta il rischio di problemi cardiaci e altro ancora. Da un lato, si può fare prestando attenzione a ciò che si mangia, dall’altro facendo attività fisica. Gambe in spalla!

Bibliografia

[1] M. Takemura, Kikuyaro, Office Sawa, “Biochimica”, GEDI News Network, 2022

[2] da Costa Louzada, Maria Laura, et al. “Consumption of ultra-processed foods and obesity in Brazilian adolescents and adults.” Preventive medicine 81 (2015): 9-15.

[3] Poti, Jennifer M., Bianca Braga, and Bo Qin. “Ultra-processed food intake and obesity: what really matters for health—processing or nutrient content?.” Current obesity reports 6.4 (2017): 420-431.

[4] Myers, Martin G., Michael A. Cowley, and Heike Münzberg. “Mechanisms of leptin action and leptin resistance.” Annu. Rev. Physiol. 70 (2008): 537-556.