Amenorrea e allenamento

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Ti è mai capitato di sentire che amenorrea e allenamento siano collegati? Ti interessa capire come? Allora questo articolo fa per te: troverai una descrizione di cosa si intende per amenorrea, una breve descrizione del ciclo ovarico e di come l’attività fisica, ma non solo, possano influenzarlo.

Amenorrea: cos’è?

Prima di addentrarci nei dettagli è meglio fare un po’ di chiarezza sulla terminologia. Quando si parla di amenorrea si può intendere amenorrea primaria o secondaria. L’amenorrea primaria è l’assenza di mestruazioni da tutta la vita: se il menarca non compare all’età di 15 anni o dopo tre anni dalla comparsa di segni secondari di sviluppo sessuale (peli pubici e ascellari, crescita del seno) allora è meglio rivolgersi a un medico. L’amenorrea secondaria, invece, è l’assenza di mestruazioni per tre mesi se il ciclo era regolare (21-35/45 giorni) o di 6 mesi se il ciclo era irregolare. 

Sia che si tratti di amenorrea primaria, sia che si tratti di amenorrea secondaria ci possono essere diversi fattori che la scatenano. Questo articolo non li elencherà tutti, basti sapere che possono essere dovuti ad anomalie del tratto genitale, anomalie ovariche, disordini endocrini, indotta da fattori fisiologici, come una gravidanza o la menopausa, ma anche da disordini dell’asse ipotalamo-ipofisario. È proprio questo asse che è fondamentale nell’amenorrea connessa allo sport.

Ciclo ovarico: una breve parentesi su come funziona

Il ciclo mestruale è regolato da ormoni. Gli ormoni sono sostanze prodotte da cellule endocrine, le ghiandole, che servono a mettere in comunicazione due zone del corpo che possono essere vicine o lontane tra loro. Gli ormoni possono muoversi attraverso il sangue, per raggiungere le parti più lontane, o i tessuti circostanti, se il percorso è più breve. Una volta arrivati a destinazione, nelle cellule bersaglio, svolgono la loro funzione. Gli ormoni che regolano il ciclo mestruale sono diversi: ci sono gli ormoni ipofisari, che sono prodotti dall’asse ipotalamo-ipofisi e gli ormoni sessuali prodotti dall’ovaio. Ipotalamo e ipofisi si trovano nel cranio, sono due strutture anatomiche che, grazie a una fine regolazione sempre da parte di ormoni (tienilo a mente che è importante), coordinano il funzionamento di diversi organi del corpo. L’ipotalamo produce, in maniera pulsatile, l’ormone di rilascio delle gonadotropine. Questo raggiunge l’ipofisi e, grazie alla sua presenza, produce l’ormone luteinizzante (LH) e l’ormone follicolo stimolante (FSH), che a loro volta vanno a regolare la produzione di estrogeni e progesterone a livello ovarico. Da questa concisa spiegazione della cascata di produzione si può evincere come la produzione ormonale sia finemente regolata e come ci siano diversi livelli di azione degli ormoni. Questo è importante perché nell’amenorrea che deriva da un disordine dell’asse ipotalamo-ipofisario questa precisa regolazione viene meno. Immagina gli ormoni come delle chiavi, ciascuna apre una specifica porta. Per poter avanzare tutte le porte devono aprirsi in una determinata sequenza, se una chiave non c’è o non funziona bene ci si blocca. 

Amenorrea derivante dall’asse ipotalamo-ipofisi

Ma cosa può andare a disturbare l’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi? Sono state identificate tre cause principali che vanno a modificare l’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi: ingente perdita di peso in un breve tempo; stress, che può essere sia fisico che emotivo; e infine una amenorrea legata all’esercizio fisico. 

I meccanismi che sottendono alla soppressione del ciclo mestruale non sono ancora del tutto chiari. Fin dagli anni ’70 si sa che un dimagrimento molto veloce può portare ad amenorrea. Oggi si è capito che la produzione dell’ormone di rilascio delle gonadotropine, prodotto a livello ipotalamico, la prima chiave del corridoio per intenderci, è regolata da altri ormoni, i due più studiati sono la leptina e la grelina. 

Non farti spaventare dai nomi! La leptina è un ormone prodotto dal tessuto adiposo (già il tessuto adiposo produce diversi ormoni) che ha una funzione anoressizzante, cioè porta a mangiare meno. La produzione di leptina diminuisce con il digiuno o con diete restrittive. Il cambiamento relativo di leptina, cioè la variazione della sua quantità, va a modulare in negativo l’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi. La leptina, infatti, permette la produzione dell’ormone di rilascio delle gonoadotropine: la prima chiave. Possiamo immaginare la leptina come il metallo che serve a produrre la prima chiave, deve essercene a sufficienza per poterla creare. 

La grelina, invece, è un ormone che ha una funzione opposta alla leptina, è prodotta da cellule presenti nello stomaco e aumenta il senso di fame. Minore è il tessuto adiposo, maggiore è la presenza di grelina. Una abbondanza di grelina va a bloccare la secrezione dell’ormone di rilascio delle gonadotropine. Immagina la grelina come un intoppo nella produzione della prima chiave. 

Ti chiederai cosa c’entrano tutte queste informazioni con l’attività fisica, leggi il prossimo paragrafo per scoprirlo.

Attività fisica e amenorrea

Per prima cosa spezziamo una lancia a favore dell’attività fisica: l’attività fisica di per sé non causa amenorrea. L’attività fisica, per l’organizzazione mondiale della sanità, è alla base di uno stile di vita sano. Ma, come sempre, c’è un “ma”. Se l’energia spesa per fare attività fisica e per il metabolismo basale (l’energia che il corpo usa solo per svolgere le funzioni di base a riposo), superano l’energia che viene immessa nel corpo con il cibo, allora si arriva a una condizione di scarsa disponibilità energetica. Attenzione questo non è un problema se succede una volta ogni tanto. I problemi si presentano se questa condizione permane per diverso tempo. Una attività fisica intensa che non è compensata una nutrizione adeguata comporta anche una perdita di peso e un rimaneggiamento nella produzione di ormoni (ti è più chiaro come mai leptina e grelina siano collegati all’attività fisica?). 

Purtroppo ci sono attività sportive che sono a maggior rischio di portare allo sviluppo di una amenorrea dovuta a uno squilibrio dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi: questi sono gli sport che prevedono un certo canone fisico, di solito molto magro, come la danza, la ginnastica ritmica e artistica; o che prevedono una lunga durata della competizione come la corsa su lunga distanza o il triathlon. Fino a non molto tempo fa si credeva che l’amenorrea secondaria, dovuta a una alterazione dell’asse ipotalamo-ipofisi, si instaurasse se la percentuale di tessuto adiposo scendesse sotto una certa soglia. Non è proprio così, se ti ricordi, è la variazione della quantità di leptina che può andare a causare uno squilibrio. Il tessuto adiposo, per una donna, è necessario, in quantità adeguate, a garantire il ciclo mestruale. Ti sento che stai pensando: “ma quindi se non ho il ciclo mestruale che importanza ha?”.

Conseguenze dell’amenorrea

L’amenorrea dovuta a un ridotto introito calorico, assoluto o relativo, e a un esercizio fisico intensivo non ha conseguenze solo sul ciclo mestruale, può infatti causare problemi di mineralizzazione ossea e malattie cardiovascolari. 

Il metabolismo dell’osso (la crescita e il rimodellamento osseo fisiologico) è un processo complesso che si avvale di diverse componenti: il movimento, soprattutto i salti, sono un toccasana, ma anche una massa muscolare ben sviluppata fa sì che le ossa mantengano la loro mineralizzazione. Il processo di mineralizzazione è anche regolato da ormoni e gli estrogeni sono fondamentali. Un’amenorrea causata dall’asse ipotalamo-ipofisario comporta una produzione di estrogeni inferiore (ti ricordi che non ci sono le chiavi per aprire le porte?) e di conseguenza una mineralizzazione ossea inferiore. Le donne che soffrono di questo tipo di amenorrea sono più a rischio di una osteoporosi precoce e a rischio di frattura. 

È probabile che tu abbia sentito spesso che i problemi cardiovascolari sono dovuti a un eccesso ponderale, in particolare di tessuto adiposo viscerale, e ti stia chiedendo come è possibile che si abbiano anche in donne che soffrono di amenorrea dovuta a un eccessivo calo ponderale/troppa attività fisica non compensata da un introito calorico adeguato. Gli estrogeni, sì sempre loro, stimolano il rilascio di ossido nitrico, una sostanza che permette ai vasi sanguigni di dilatarsi e con proprietà anti-aterosclerotiche inibendo l’aggregazione delle piastrine e riducendo la probabilità della formazione di trombi. Inoltre c’è un aumento di colesterolo totale e di colesterolo LDL, quello conosciuto con il nome di colesterolo cattivo, perché se in eccesso si deposita sui vasi sanguigni. Tutte queste piccole cose messe assieme aumentano il rischio di problemi cardiovascolari. 

Si può fare qualcosa?

Questo tipo di amenorrea e le sue conseguenze, se presa per tempo, possono essere trattate. La diagnosi è medica ed è per esclusione. Essendo una condizione multifattoriale diverse figure professionali sono coinvolte nel suo trattamento. La cosa fondamentale è andare a modificare la dieta riportando il bilancio energetico in positivo. Si può poi andare a inserire anche un supporto psicologico, soprattutto per quelle donne per cui questa condizione è associata a disturbi alimentari. Per un periodo di tempo anche l’attività fisica deve essere ridotta in modo da poter permettere al corpo di ripristinare il corretto assetto ormonale. 

Conclusioni

L’amenorrea da deficit energetico è conosciuta da tempo nel mondo dello sport, tanto da essere stata anche definita dal comitato olimpico come RED-S, una inadeguata disponibilità energetica per una salute e una prestazione sportiva ottimale. In questo tipo di amenorrea, che coinvolge l’asse ipotalamo-ipofisario, è la produzione ormonale che permette il ciclo mestruale che viene a essere sregolata. La mancata produzione ormonale è dovuta a stress, una eccessiva riduzione di peso o allenamento estenuante senza una alimentazione adeguata. Le conseguenze non sono solo la mancanza di mestruazioni ma possono manifestarsi anche problematiche di fragilità ossea o cardiovascolari. Se si dovesse avere amenorrea è sempre bene rivolgersi al proprio medico per iniziare un piano alimentare, di allenamento e eventualmente un percorso psicologico adatto a riportare le condizioni fisiologiche a un livello ottimale. Si possono anche fare percorsi preventivi nell’ambito di sport a rischio con una educazione delle atlete mirata alla prevenzione. 

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