Errori da non fare nella programmazione dello sport per i bambini

Sport e bambini: come evitare i problemi più comuni

In un altro articolo, abbiamo parlato dei benefici che lo sport ha sui bambini, per il loro sviluppo fisco, motorio e cognitivo. Il verdetto è inequivocabile: anche per i più piccoli, lo sport fa bene al corpo e alla testa!

C’è un “però”, in tutto questo: se non si prestasse attenzione ad alcuni dettagli fondamentali, lo sport potrebbe fare male sia allo sviluppo psicologico e fisico, sia alla futura motivazione, con strascichi che potrebbero venire portati fino all’età adulta.

Attenzione a non “iperallenare” il corpo

“A ogni cosa il suo tempo” si dice: lo stesso vale per le persone. Da bambini, la cosa più importante di tutte è sviluppare capacità coordinative, cognitive e spaziali. Da adolescenti, iniziare ad allenare forza ed esplosività (oltre alla coordinazione, che rischia di perdersi quando il corpo cresce all’improvviso). Da adulti si potrà puntare alla performance atletica, alla resistenza e a tutto il resto. Mischiare a casaccio queste tappe fondamentali rischia di creare scompensi difficilmente recuperabili, soprattutto se chi ci va di mezzo sono i bambini.

In tenera età, infatti, il corpo è molto duttile, ma anche molto fragile. Si adatta facilmente agli stimoli esterni – ad esempio, è più facile allenare la flessibilità, ad esempio nelle ginnaste – ma è ancora in fase di sviluppo: alcune ossa non sono ancora calcificate del tutto, tendini e legamenti sono meno sviluppati, e anche le sinergie muscolari non sono del tutto formate.

Quindi, l’allenamento eccessivo ed esasperato fa parecchio male. Pensiamo ai muscoli: se cercassimo di pompare il muscolo di un bambino altre alle capacità di ossa e legamenti, lo storteremmo letteralmente, oltre a creare danni forse permanenti.

Anche gli sport “artistici”, come danza, twirling o aerobica, se non supervisionati attentamente, potrebbero causare malformazioni ai piedi o posturali che, una volta cresciuta, la bambina rischia di portare appresso per molti anni.

Infine, l’allenamento eccessivo ed eccessivamente competitivo rischia di aumentare lesioni e traumi, sia da sforzo sia da contatto. È vero che “i bambini sono fatti di gomma” e che “guarisce tutto”, ma è altrettanto vero che, senza rotture o traumi, il corpo potrebbe solo ringraziare.

C’è un altro aspetto che rende inutile iper-allenare un bambino: la crescita modifica le attitudini atletiche, anche drasticamente. Persone graciline possono ricevere la classica “botta ormonale” adolescenziale e diventare estremamente performanti, mentre piccoli atleti precoci, prestanti attorno agli 8-10 anni, potrebbero essere facilmente raggiunti dai coetanei, una volta che anche loro si sviluppano.

In generale quindi, è controproducente pensare che il bambino sia un “piccolo adulto” e che basti modificare la quantità dei nostri allenamenti. Bisogna invece cambiare completamente la loro qualità e tipologia!

Prevenire alcune problematiche dello sviluppo

Proprio perché il corpo dei bambini è ancora in evoluzione, quella è l’età giusta per intervenire a correggere alcuni difetti congeniti o posturali, come scoliosi o lassismo ai legamenti, che altrimenti si potrebbero portare all’età adulta. Lo sport, in questi casi, è spesso un alleato, per insegnare movimenti e posture corrette e per lavorare sulle zone del corpo che ne hanno bisogno. Per le ragioni dette sopra, è meglio ignorare desideri estremamente adulti di vedere primeggiare il proprio pargolo e donargli il tempo necessario a sistemare il proprio corpo che si sviluppa.

Un altro problema, purtroppo in rapida diffusione anche in Italia, è l’obesità – anche giovanile. Ritirare un bambino dal club sportivo perché “grassoccio” e con “poche attitudini” è controproducente. A meno di problemi genetici – da discutere al più presto col proprio medico -, l’attività fisica è la prima alleata per bruciare le calorie in eccesso. Ricordiamo che il secondo alleato è il controllo di ciò che si mangia, sia come qualità che come quantità. Prevenire fin da subito, mediante l’attenzione al cibo e all’attività fisica, diminuisce il rischio di obesità non solo da bambini, ma anche in età adulta.

Salute mentale e allenamento

Questo aspetto è estremamente delicato e argomento di moltissime ricerche recenti di psicologia dello sviluppo. Lo sport è normalmente vissuto dai bambini (e poi dagli adolescenti – ma di questa fascia d’età, ancora più complessa, non parliamo ora) come tappa di crescita mentale e sociale cruciale. Rappresenta un momento importantissimo per sviluppare la personalità (autocontrollo, apprendimento di fallimento e ricompense, autostima, eccetera), i rapporti con i pari (competizione, collaborazione, comparazione) e con l’autorità (accettazione di correzioni e premi, rispetto delle regole, ricerca di approvazione…) eccetera. Gestire male questi processi è estremamente rischioso per la crescita successiva e per il rapporto dell’individuo con se stesso e ciò che lo circonda.

Consideriamo due esempi.

Per prima cosa, consideriamo l’associazione sport-bellezza fisica. Insegnare a un bambino che fare attività sportiva ha come fine l’aspetto estetico lo condizionerà notevolmente. Da una parte, toglie l’aspetto del “divertimento” tipico (e desiderato) dello sport giovanile; dall’altra, insegnerà uno schema scopo-azione-ricompensa che verrà probabilmente riportato anche in età adulta, in cui lo sport sarà visto come un “prezzo” per raggiungere un “fine”.

Al contrario, porre l’accento sul divertimento e la sensazione di benessere come “scopi” ha il pregio di rendere lo sport più sostenibile e accettabile, oltre a fornire al giovane atleta una metrica molto più plausibile per valutare il proprio successo. Se portato all’età adulta, questo schema beneficerà sia l’autostima che la costanza sportiva.

Forma fisica e “bellezza” vanno visti come “effetti collaterali”, non come scopi: li si ottiene perché si fa sport, non si fa sport per ottenerli. Qui passa tutta la differenza di senso.

Un secondo esempio: il rispetto delle regole. Divertirsi non significa “fare tutto ciò che si vuole, in modo anarchico”. Apprezzare un gioco passa dal rispetto delle sue regole. Gli istruttori lo sanno bene e bilanciano premi per chi vince e punizioni per chi sgarra. Anche queste fanno parte del processo formativo, che avviene sia a scuola sia in contesti di club o attività sportive più o meno organizzate.

Costruire basi solide

Per tutte queste ragioni, lo sport da bambini non è praticamente mai competitivo, ma mira a sviluppare una “base” di capacità atletiche e coordinative. Lo scopo “prepara il terreno” agli allenamenti specifici che inizieranno più avanti, abituando il bambino a divertirsi mentre si allena, a rispettare i ritmi degli esercizi e a sviluppare le capacità tipiche dell’età, senza strafare.

Bibliografia

[1] Merkel, Donna L. “Youth sport: positive and negative impact on young athletes.” Open access journal of sports medicine 4 (2013): 151.

[2] Bean, Corliss N., et al. “Understanding how organized youth sport may be harming individual players within the family unit: A literature review.” International journal of environmental research and public health 11.10 (2014): 10226-10268.

[3] Federazione Italiana di Atletica Leggera, “Il nuovo manuale dell’istruttore di atletica leggera”, FIDAL, 2018

[4] NHS, “Sport and activities”, https://www.nhs.uk/healthier-families/activities/sports-and-activities/#get-going, aggiornato al 03/12/2022