Lo sport nello spazio: come si allenano gli astronauti

Sport di un altro mondo

Ti sei mai chiesta se si possa fare sport fuori dalla Terra, magari in orbita o su un altro corpo celeste?

Allenarsi in orbita

Alza gli occhi al cielo, di notte: potresti vedere un puntino luminoso muoversi molto più velocemente delle altre stelle. È la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), l’avamposto umano in orbita attorno alla Terra che ospita piccole comunità di astronauti, impegnati ad ampliare i nostri confini. E ad allenarsi.

Gli ospiti dell’ISS seguono routine di allenamento molto stringenti e frequenti, di circa due ore al giorno. Vivendo per diversi mesi in un mondo di fatto alieno, a 400km dalla superficie terrestre, hanno infatti bisogno di mantenere in forma i muscoli, le ossa e tutti gli apparati corporei con molti esercizi fisici. Altrimenti, molte funzioni verrebbero perse a causa della gravità ridottissima, gli astronauti diventerebbero estremamente fiacchi e finirebbero per non riuscire a svolgere molti compiti basilari – senza contare le grane una volta tornati a Terra!

Gli esseri umani si sono infatti evoluti per adattarsi alle condizioni del pianeta Terra, con la sua gravità e pressione atmosferica. Di fatto, i nostri corpi sollevano se stessi più e più volte al giorno, e hanno sviluppato muscoli, densità ossea, circolazione linfatica e quant’altro per sostenere lo sforzo.

In assenza di peso, invece, muscoli e articolazioni sono sottoposti a forte stress. Si rischia che i muscoli si atrofizzino e che le ossa incorrano in problemi di osteoporosi, dovuta sia al ridotto stimolo del peso corporeo che alla carenza di vitamina D, vista l’impossibilità di stare all’aria aperta. Il cuore rischia di indebolirsi, perché per pompare il sangue nel corpo non deve più contrastare la forza di gravità. Pure il sistema linfatico rischia di diventare meno efficace, per lo stesso motivo – pensa che ritenzione idrica! E la lista potrebbe continuare.


Per questo, l’ISS è dotata di una vera e propria palestra spaziale. Ci si possono trovare attrezzi simili a quelli di uso comune (ma ovviamente calibrati per lavorare in condizioni speciali) come tapis roulant, cyclette e castelli con bilancieri. Ci sono anche attrezzature sviluppate appositamente, come aRED (advanced Resistive Exercise Device), sviluppato dalla NASA per gli allenamenti più intensi. È un accrocchio costituito da un braccio meccanico che si può muovere su più assi, e da un sedile fissato su una pedana. Con le dovute combinazioni, permette di allenare tutti i gruppi muscolari. Tutti i macchinari sono pieni di lacci per fissare gli astronauti, che altrimenti fluttuerebbero via!

Competizioni… spaziali

Lo sport non è solo allenamento: è anche competizione. Per questo, molti astronauti si sono cimentati in sfide sportive di vario genere. Ad esempio, Sunita Williams, nel 2012, completò il primo “triathlon spaziale” simulando corsa, bici e nuoto usando gli attrezzi della palestra. Sempre lei, nel 2007, aveva “corso” la maratona di Boston collegandosi dallo spazio. Successivamente, altri astronauti hanno completato altre maratone.

Si gareggia anche in altre discipline, nonostante ci voglia un po’ di adattamento per reimparare i vari gesti e permettere a cervello di processare le nuove informazioni. Anche le cose semplici, infatti, non sono per nulla scontate: ad esempio, una palla da calcio non cadrà come farebbe sulla Terra! A proposito, il calcio sembra essere uno degli sport più in voga sull’ISS, con gli astronauti che, complice la ridotta gravità, possono eseguire evoluzioni che neanche Ronaldinho.

Anche il bowling va forte, anche se richiede di calibrare forza e lanci per non “sparare” la palla chissà dove. Il primo match di badminton, invece, si è tenuto nel 2018, in un’amichevole tra NASA e JAXA (l’agenzia spaziale giapponese) contrapposti ai colleghi russi. È stato provato anche il baseball, anche se spedire la pallina in microgravità genera risultati buffi come la partita giocata da un solo giocatore contro… se stesso (Satoshi Furukawa, nel 2012).

E sulla Luna?

La storia dello sport sulla Luna ha origini ancora più antiche: nel 1971, due membri dell’equipaggio dell’Apollo 14 si dilettarono in un paio di discipline.

Il primo, Alan Shepard, in un momento di svago tirò fuori due palline da golf “contrabbandate” dalla Terra, giocando con un ferro 6. Il golf fu quindi il primo sport a sbarcare sulla Luna. Idealmente, in condizioni di gravità inferiore di circa sei vote rispetto a quella terrestre, si potrebbero realizzare tiri di chilometri. Tuttavia, le tute ingombranti e pressurizzate, il terreno e la difficoltà di coordinare i movimenti permisero un tiro molto più modesto (al secondo tentativo).

Il suo collega Edgar Mitchell, invece, si dilettò col lancio del “giavellotto”, scagliando un manico a pochi centimetri dalla pallina da golf.

Qualche anno dopo venne tentato il salto in alto. Anche in questo caso, in teoria, si sarebbero potuti battere tutti i record terrestri grazie alla scarsa forza di gravità. Peccato che tute e zaini spaziali pesino tantissimo: l’astronauta Charlie Duke, che ci provò, non superò il metro e 20, cadendo sullo zaino e rischiando di rompere i supporti vitali. Insomma, il Fosbury lunare non era stata un’ideona…

Bibliografia

[1] Edu Inaf, “Sport fuori dal mondo”, Istituto Nazionale di Astrofisica, 10/07/2021

[2] C. Guzzonato, “Le Olimpiadi si fecero anche sulla Luna (ma non furono un successo)”, Focus, 18/02/2022

[3] A. Baglieri, “Come si allenano gli astronauti nello spazio in microgravità?”, Aerospacecue, 23/09/2021