Come funziona l’equilibrio

Forse non ci facciamo più nemmeno troppo caso, ma stiamo in piedi. Non collassiamo come sacchi di patate, né crolliamo se riceviamo piccole spinte. Corriamo, assumiamo posture più o meno ardite, saltelliamo tra i sassi di un ruscello, scendiamo le scale. Stiamo in equilibrio. 

Il senso dell’equilibrio, per quanto possa essere scontato per un adulto in salute, non lo è agli estremi della nostra vita: chiedete a un infante quanto sia difficile stare su, o ricordate quanto sia importante, per un anziano, evitare cadute banali ma che potrebbero causare seri incidenti. L’equilibrio si apprende e va mantenuto in allenamento. Per capire come fare, scopriamo i meccanismi che fanno funzionare il nostro equilibrio.

Una sinergia di sistemi

L’equilibrio è complesso. Non è legato a recettori posti sulla lingua, come il gusto, né a coni e bastoncelli, come la vista. Non risiede in un unico organo, ma è frutto dell’esperienza integrata di vari sistemi del corpo. 

Le informazioni sensoriali corrette provengono infatti dagli occhi (sistema visivo), dai muscoli, dai tendini e dalle articolazioni (input propriocettivi) e dagli organi dell’equilibrio nell’orecchio interno (sistema vestibolare). Il tronco encefalico dà poi senso a tutte queste informazioni sensoriali in combinazione con altre parti del cervello. Infine, il movimento costante degli occhi mantiene stabili gli oggetti nella visione e gestisce l’equilibrio dinamico (output motorio).

In particolare, la vista aiuta a localizzare dove si trovano la testa e il corpo rispetto al mondo circostante e a percepire il movimento tra noi e l’ambiente. L’input propriocettivo viene invece fornito da speciali “sensori” nervosi, sensibili allo stiramento o alla pressione di muscoli, tendini e articolazioni, che aiutano il cervello a sapere come sono posizionati i piedi e le gambe rispetto al suolo e come la testa è posizionata rispetto al petto e alle spalle. 

Il sistema vestibolare è composto da alcuni organelli posti nell’orecchio interno. Una serie di tre “tubi” (i canali semicircolari) percepiscono i movimenti rotatori della testa e aiutano a mantenere chiara la visione. In ogni orecchio ci sono anche due strutture chiamate organi otolitici (l’utricolo e il sacculo), che segnalano al cervello quando la testa si muove in linea retta (come quando si viaggia in auto o si sale o si scende in ascensore) o quando è accelerata, e percepiscono la posizione della testa anche quando è ferma (se è eretta o inclinata). 

Le informazioni provenienti dalla vista, dai muscoli, dai tendini, dalle articolazioni e dagli organi di equilibrio vengono inviate al tronco encefalico (quella porzione di sistema nervoso che connette il cervello al midollo spinale), che ne fa una sintesi. Il tronco encefalico riceve informazioni anche da altre parti del cervello, chiamate cerebro e corteccia cerebrale, soprattutto per quanto riguarda le esperienze precedenti che hanno influenzato il senso dell’equilibrio. Ad esempio, al buio, quando le quando le informazioni provenienti dagli occhi sono ridotte o potrebbero non essere precise, il cervello utilizzerà maggiormente le informazioni provenienti dalle gambe e dall’orecchio interno. Se si cammina su una spiaggia sabbiosa durante il giorno, le informazioni provenienti dalle gambe e dai piedi saranno meno attendibili e il cervello utilizzerà maggiormente le informazioni provenienti dal sistema visivo e vestibolare.

Una volta che il tronco encefalico ha elaborato tutte queste informazioni, segnala agli occhi e ad altre parti del corpo di muoversi in modo da mantenere l’equilibrio e avere una visione chiara mentre ci si muove. 

Cosa succede se perdiamo qualcosa?

Dopo tutto l’elenco di sistemi e funzioni corporee, hai un’idea più chiara dell’incredibile complessità che c’è dietro un’azione quasi banale come stare in equilibrio? 

Per capire l’importanza dei vari apparati, puoi fare qualche esperimento “spegnendone” qualcuno. Cammina ad occhi chiusi: non senti un vago senso di disequilibrio? Le lesioni all’orecchio interno sono un altro noto problema che causa vertigini e senso di sbilanciamento. Pressione bassa e scarsa ossigenazione cerebrale portano capogiri e perdita di equilibrio. Eccetera.

Certo, in caso di problemi di lungo termine o congeniti – pensiamo alla cecità – il corpo reagisce con una plasticità impressionante a ripristinare ciò che è stato perso e mantenere l’equilibrio corporeo (almeno fino a un certo punto). Tuttavia, c’è un limite a ciò che si può recuperare: la necessità di porre in sinergia tutte queste informazioni rende il senso dell’equilibrio piuttosto delicato e bisognoso di essere attentamente salvaguardato. 

Prendersi cura dell’equilibrio

Per salvaguardare questo incredibile complesso di segnali, bisogna prendersi cura delle varie componenti. Soprattutto con l’avanzare dell’età, gli esami dell’otorino permettono di monitorare lo stato dell’orecchio interno. La vista va controllata periodicamente e, se necessario per via di capogiri improvvisi o altri sintomi, il medico potrebbe prescrivere anche esami neurologici. Esistono test funzionali e tecniche computerizzate per valutare che tutto sia in ordine.

Dimentichiamo forse qualcosa? Certo: gli input propriocettivi! È infatti inutile prendersi cura di tutto il resto, se ci si dimentica di muscoli e articolazioni. Non solo questi sono indispensabili per fornire uno degli stimoli da integrare con tutti gli altri, ma servono a recepire le “istruzioni” nervose e mettere in atto aggiustamenti e movimenti per mantenere l’equilibrio, sia statico che in movimento. Diventa quindi importantissimo seguire una routine di allenamento che includa stimoli propriocettivi, che alleni le articolazioni più impegnate mentre si sta in equilibrio – le caviglie, ma pure ginocchia e anche – e che punti a stabilizzare tutte le catene muscolari – dalla regione del core alla catena posteriore, che connette piedi, gambe e schiena, fino alle spalle, e ci tiene eretti.

Stimola il tuo corpo

L’esperienza è cruciale per fornire informazioni da integrare nei processi motori: stimolare il corpo con posture e posizioni sfidanti migliora il senso dell’equilibrio e rinforza i sistemi muscolo-articolari deputati. Un esercizio facilissimo per cominciare è stare in piedi su una gamba sola. Questo si può poi complicare a piacere, chiudendo gli occhi, eseguendo piccole oscillazioni, palleggiando con una palla, usando pedane, eccetera. 

Molti altri esercizi possono essere trovati in schede di allenamento dedicate, da affiancare agli esercizi di forza, allungamento o capacità aerobica; l’importante è farli sempre in sicurezza, specialmente se si è un soggetto più fragile. In questo modo, potrai beneficiare di un corpo più stabile e reattivo, in grado di affrontare al meglio le sfide della vita quotidiana, a partire dalla semplicissima azione di fare un singolo passo.

Bibliografia 

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